mercoledì 7 aprile 2010

Acqua sì cura

Una volta ho letto sulla settimana enigmistica che "nelle disgrazie dei nostri amici c'è sempre qualcosa che non ci dispiace". Me ne ricordo bene perché ho pensato che, in fin dei conti, questa frase era vera: del resto da tanti anni ormai una vocina interiore mi avverte di ogni piega di meschinità nascosta nel mondo che mi circonda. Si chiama cinismo, e la odio. La odio perché uccide ogni cosa, visto che lei stessa è il cadavere dell'entusiasmo e vuole che tutto sia grigio e appassito come lei, oppure vuole che tutto sia perfetto, asettico, senza vita allo stesso modo. E' difficile conviverci, tenerla a bada, a volte sembra una eterna recita, uno sforzo che ti fa arrivare stremato alla sera senza che tu abbia mosso la più piccola fibra di un muscolo; è un disco rotto che non puoi fermare perché sta sul giradischi del vicino.

Ma ci sono volte, ci sono volte che io ti leggo, ti vedo, ti sento e provo una gioia tale che lo stomaco mi si contrae, sono certo che arrossisca di rabbia e commozione, come se volesse prendermi a pugni e dirmi "ridi, sogna, vivi!". In quei momenti la vita spazza via ogni cosa, perché mi accorgo di quanto sia potente il sentimento che provo quando vedo o solo immagino la tua gioia. E' una gioia alla seconda, una iniezione di sangue caldo, sano, vitaminico.

Se le nostre digrazie ci derubano e in quelle altrui c'è qualcosa che ci lascia impassibili, è nelle soddisfazioni di chi amiamo che c'è il nostro vero risarcimento. Tu sei il mio risarcimento.

La felicità è nata gemella. (Lord Byron)

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