martedì 8 marzo 2011

A Luca C.

Oggi è la festa della donna, ma io voglio dedicare questo post ad un uomo, ad un amico. Non leggerà mai le mie parole, e in generale le leggeranno in pochi, ma mi va di rendergli omaggio comunque: per me e per il bene che gli voglio.
Abbiamo parlato poco fa, di cazzate, cose senza significato. Eppure dietro ogni parola potevo sentire il dolore vibrare. Sapevo bene per cosa, ma evitavo di sollecitarlo.
Poi ad un tratto "Lei sarà sempre la mia donna", ha detto. E mi ha spezzato il cuore, perché è uno che parla poco: di solito sono gli occhi a far esplodere, suo malgrado, quello che nasconde. Occhi selvaggi, complicati, per ogni sfumatura una lacrima imprigionata nel passato. Io non li vedevo, stavamo orribilmente chattando; ma arrivava tutto lo stesso.
Il loro è (stato) un amore appassionato, pieno di grida, di baci, di saliva. Tante volte mi sono trovato ad assistere a litigi che esplodevano per un nonnulla, incuranti di me o chiunque altro stesse a guardare. Come due pietre focaie strofinate per errore e non puoi farci più nulla quando il bosco è bruciato. Eppure ogni volta, con la stessa spontaneità, il bosco ricresceva più verdeggiante di prima.
Oggi il mio amico, mentre continuavamo a non dirci nulla dicendoci tutto, mi ha detto che mi vuole bene: evidentemente sentiva che ero inondato dal suo dolore. E le sue lacrime le ho piante io, per un po'.
Be', vorrei ringraziare Dio per questo. Perché è bello avere amici ed è bello sentire dentro ciò che sentono. Perché quando non fai sentire solo qualcuno nemmeno tu sei solo. Direte che è banale, ma chi se ne frega.