lunedì 12 novembre 2012

Non importa

Piazzale Dunant, Roma. Una coppia tra i 40 e i 50 mi si avvicina. Lui: "Scusa, per Trastevere?" Io, sbrigativo: "Dritto qua." "Ok, grazie." Faccio due passi poi ci ripenso, mi volto ancora verso di lui e aggiungo: "Ma è un po' lunga." Mentre lo dico noto che è sulle stampelle: ha una gamba sola e io l'avevo guardato dritto negli occhi. Mi risponde lei, accennando un sorriso dolce, quasi materno: "Non importa." Si prendono per mano, mi voltano le spalle e ricominciano a camminare, a quel ritmo tutto loro. "Non importa" mi ripeto, "non importa". All'amore tanta roba proprio non importa.

domenica 11 novembre 2012

Speculazioni linguistiche domenicali

A me sembra che l'espressione "perdere la pazienza" sia fuorviante e che associare alla temporanea adesione a se stessi un senso di perdita sia ricattatorio. La pazienza non è una caratteristica integrata nell'uomo, perdendola non si perde proprio niente, se non una sovrastruttura che usiamo per sopravvivere nel mondo. Più o meno come il parrucchino o le ciglia finte. Quando diciamo "perdere la pazienza" descriviamo piuttosto un atto di avvicinamento alla verità di noi stessi, un atto - nella maggioranza dei casi -sano; quindi per descrivere il fenomeno suggerirei un'espressione alternativa, tipo "aderire all'istanza" o una cosa così. Mo lo scrivo a De Mauro, va. [no, gniente, volevo dilla 'sta cosa]

venerdì 9 novembre 2012

Mi amerò

Il potere degli anagrammi. Esiste un momento in cui diventa sano dimenticare cose o persone, in cui se si conserva ossessivamente un ricordo si comincia a non conservare più se stessi: è il momento in cui "memoria" diventa l'opposto del suo anagramma "mi amerò". 


giovedì 11 ottobre 2012

Tiramisù

Mi piace pensare che io e te siamo due tiramisù. Le nostre regole, però, sono diverse. Tu lasci che gli altri mangino tutto il primo strato, quello dove la crema al mascarpone si incontra con la polvere di cacao, quello scenografico, che fa brillare gli occhi, che fa dire "Scelgo". Ma poi non lasci (quasi) mai mangiare il resto: chi ha a che fare con te ha tutta la superficie del dolce, ne conosce perimetro e colore, ma non può arrivare in profondità, come se sotto il cacao ci fosse uno strato di ghiaccio impenetrabile.
Io invece mi divido in tanti pezzi, ciascuno può mangiare un tiramisù in sezione, come quando si fanno gli studi geologici: si accede analiticamente ad ogni strato, fino al più profondo, ma non si ha la visione sintetica, l'intero. Tante piccole perfette frazioni del tiramisù, ma in sé concluse, parziali, stagne.

Anche un'altra cosa mi piace pensare: che l'unico modo, lo sai, è intersecarci io e te. Diventare un Tiriamocisù, insomma.

mercoledì 29 agosto 2012

Risposte

Un giorno, guardandola rassettare i letti della piccola camera mansardata, la vide battere la testa ed esplodere in un pianto sproporzionato. La guardò accasciarsi a terra con gli occhi strizzati, mentre la schiena scivolava lentamente contro la parete. Anche un soffio, in quel momento, avrebbe potuto mandare in pezzi il suo 'Toro Seduto'. 'Perché piangi?' le chiese stupito, ma dal silenzio che seguì non seppe capire se la voce era davvero uscita dalla sua piccola gola. Per qualche interminabile attimo, lei gli sembrò una stella morente, che risucchia tempo e spazio dopo essere esplosa.

sabato 18 febbraio 2012

ComunicAmare

Stamattina, nel buio innaturale della mia stanza, mentre fuori il sole si estendeva spietato sui nascondigli dell’inverno, un verbo ronzava nella testa: “traboccare”. Mi piace l’idea della goccia che sfugge al controllo, rompe la tensione del bicchiere pieno-pieno, mi piace l’idea della sfasatura, della crepa da cui comincia a filtrare la luce ed impossibile scappare. È di amore che trabocco. E mentre la goccia diventava un rivolo e poi uno scroscio e poi un fiume e poi un onda marina che riempiva la stanza, ho pensato che venderemo questa casa. E sono stato felice. Riempire di amore una casa che ha visto tanto dolore mi fa pensare di curarla e consegnarla sana ad una una famiglia nuova, giovane come eravamo noi quando arrivammo qua. È così bello che l’amore sfugga di mano.